La mia collezione di francobolli delle Isole Faroer

Arte & Artisti

Artisti

 

Hans HANSEN

Zacharias HEINESEN

Ingalvur av REYNY

Ianus KAMBAN

L’arte faroese, giovane come storia e limitata come risorse ad una popolazione di circa 50.000 abitanti, ha dimostrato comunque una sua individualità ed originalità nei confronti dell’arte nordica, da cui è naturalmente stata molto influenzata.


Ciò che contraddistingue l’arte faroese, soprattutto alle origini, è il grande amore per il paesaggio e la natura, che comincia ad esprimersi con il primi pittori, già nella seconda metà del 1800.


I nomi cui fare riferimento per questi primi periodi sono certamente Niels Kruuse (1871-1951), Christen Holm Isaksen (1877-1935) e Jógvan Waagstein (1879-1949), autodidatti e dilettanti, in attesa del primo vero artista faroese, Sámal Joensen-Mikines (1906-1979), che fu appunto il primo ad affrontare l’arte e la pittura in particolare come professione ed occupazione permanente, e che possiamo considerare come l’esponente di maggior riguardo di quella che viene spesso definita come “la prima generazione”.   


Studiò a Copenhagen all’Academy of Fine Arts nel 1928 ove ebbe come insegnanti Aksel Jørgensen e Ejner Nielsen. Fu in particolare a quest’ultimo ed al di lui amico, il pittore norvegese Edvard Munch, che Mikines dovette gran parte della sua espressione simbolica, realizzata soprattutto con ritratti ove la morte recita da protagonista. Il suo periodi più “nero” fu il 1934, quando al naufragio che costò la vita a buona parte degli uomini dell’isola di Mikines, si aggiunse la morte del padre, di cui l’artista rappresentò il funerale con grande enfasi.


Anche se alcune rappresentazioni del borgo natio sono serene ed idilliache, il dramma e la morte rimangono comunque i temi che caratterizzano la sua opera.


Assieme a lui, come “padre fondatore” dell’arte faroese, non ci si può dimenticare di William Heinesen (1900-1991) di Torshavn, certamente più noto come scrittore, ma che si distinse anche come autore di pregevoli disegni e collages e che partecipò alle prime esposizioni, proprio con Mikines.


Proseguendo da Mikines, l’arte faroese ebbe particolare fioritura con la fine della seconda guerra mondiale, quando molti artisti rimpatriarono dalla Danimarca. Tra questi lo scultore Janus Kamban (1913) ebbe particolare rilevanza anche come organizzatore di circoli artistici ed esposizioni.


Allo stesso periodo appartiene la pittrice Ruth Smith (1913-1958) originaria di Vagur, sull’isola di Suduroy, che nei grandi ritratti e soprattutto negli autoritratti degli ultimi anni della sua vita si riconduce all’esperienza di Munch.


Mentre nel resto d’Europa prosperavano gli “-ismi” (surrealismo, minimalismo, cubismo, ..) la grande influenza che la rappresentazione della natura continuava ad avere sugli artisti faroesi, limitò la diffusione di queste correnti artistiche.


Jack Kampmann, molte opere del quale sono esposte al museo d’arte di Torshavn, s’ispira sicuramente a Cezanne, ma nessuno arriverà all’espressione analitica di Picasso e Braque: sempre e comune le opere degli artisti faroesi manterranno la riconoscibilità della natura e dei suoi paesaggi.


Ricordiamo anche Frimod Joensen (1914-1996) con le sue raffigurazioni di paesaggi, di persone, di animali, di mare, di cielo, di sole, luna e stelle e pure Joannes Kristiansen (1918-1988), uno dei poche pittori faroesi che operò con la luce e le atmosfere dell’impressionismo.


La “seconda generazione” è quella che compare dopo la Seconda Guerra Mondiale e che ha in Ingálvur av Reyni (1920), il maggior esponente. Egli continua con la rappresentazione, seppure astratta, del paesaggio, che dal 1960, modifica a rappresentare sempre più temi astratti ed ispirati allo stato d’animo anziché alla natura.


Sempre legato alla rappresentazione paesaggistica, Steffan Danielsen (1922-1976) sviluppò una pittura in cui i colori della terra contrastavano con il metallo delle strutture rustiche; un intenso e melanconico senso della natura, che lo rendono singolare nella pittura faroese.


Hans Jacup Glerfoss (1937) esprime invece un’elegiaca attenzione al lavoro sui pescherecci e nelle fattorie.


Anche Zacharias Heinesen (1936) trasforma la natura, sempre riconoscibile, in forme geometriche. Ma i triangoli ed i quadrilateri sono sempre riconducibili ad elementi paesaggistici concreti, come case e montagne.


Thomas Arge (1942-1976) provò, nella sua breve vita, che la rappresentazione della natura delle Faroer conteneva molte nuove possibilità, che espresse con continue nuove invenzioni. E la stessa tensione verso la natura la si ritrova in Amariel Nordoy (1945), le cui raffigurazioni sembrano scomporsi e ricomporsi in migliaia di pezzi. Egli dipingeva linee costiere, il cui percorso si frantumava in cascate di luci e di colori.


Ricordiamo anche Oliver vid Neyst (1953) che s’ispira all’arte cubista ed ha illustrato molti libri per ragazzi, con disegni e pastelli, Torbjørn Olsen (1956) con uso caldo ed intenso dei colori, soprattutto nei suoi ritratti ed Eydun av Reyni (1951), un pittore astratto che usa i motivi dei villaggi marinari.


Trondur Patursson (1944) porta invece la scultura su curve sperimentali, con l’utilizzo di scheletri di balena, legname marino ed altri detriti e relitti del mare o con le sue sculture in vetro.


Bardur Jakupsson (1943) è un altro degli artisti con vari interessi: pittore, critico artistico, direttore del Museo d’Arte di Torshavn, disegnatore ed illustratore di libri, ha sempre cercato di distinguersi nel panorama faroese; comunque il suo lavoro rimane sempre influenzato, come per tutti, dalla natura delle isole e, soprattutto, dalle sue montagne.


Gli autori di oggi (forse la “terza generazione” ?), seppure non certo in antagonismo con i più anziani maestri, hanno sempre più attenzione ai sentimenti umani ed ai paesaggi interiori. Tra gli artisti più interessanti si possono ricordare Øssur Johannesen e Rannvá Kunoy.

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