La mia collezione di francobolli delle Isole Faroer

Storia

 

Con il la morte di Tróndur termina anche l’indipendenza delle Isole Faroer: nel 1035 anche il Løgting perde potere, anche se continuerà a riunirsi, con giurisdizione limitata, sino al 1380. In quell’anno l’Unione di Kalmar sancì il nuovo equilibrio tra Svezia, Norvegia e Danimarca e le Isole Faroer passarono sotto l’autorità danese e sotto il loro sistema di leggi. Ogni potere del Løgting cessò e rimase una sorta di corte, alle dipendenze di un ufficiale del re.

Dell’attività del Løgting rimane comunque la testimonianza della “lettera delle pecore”, la Seyðabrævið del 1298, che da disposizione sui pascoli ed i cui effetti rimarranno sino al 1866 (!).

Per quanto attiene al Cristianesimo, poco si sa di come si sviluppò nell’arcipelago. Si sa che il centro ecumenico fu a Kirkijubøur, nel sud d Streymoy, dove dall’anno della sua fondazione, nel 12° secolo, al 1535, l’anno della Riforma, si succedettero 33 vescovi.

Di questi, particolare menzione spetta a Erlendur, del 13° secolo, che iniziò la costruzione della cattedrale di Kirkijubøur. L’edificio rimase incompiuto, probabilmente anche per la politica del vescovo, che voleva ripianare le casse della Chiesa a spese dei parrocchiani

l miglioramento delle condizioni di vita per gli abitanti delle isole, crebbe anche a motivo dell’espandersi della pesca, sempre più produttiva anche per la sostituzione delle vecchie imbarcazioni aperte con altre, più moderne, di fabbricazione inglese, a far capo dal 1872.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, in conseguenza dell’occupazione tedesca in Danimarca, le Isole Faroer furono occupate dai Britannici, come posizione strategica per il controllo del Nord Atlantico.

Durante questo periodo di separazione dalla Danimarca, crebbe l’autonomia del Løgting, tanto che molti pensavano alla possibilità di una completa indipendenza.

Comunque il 23 marzo 1948, lo stato delle Faroer passò ufficialmente da “paese di Danimarca” a “comunità con auto governo, sotto il Regno di Danimarca

Questa differenza fu evidente quando le Faroer non seguirono la Danimarca nel suo ingresso nella Comunità Europea e nella decisione di mantenere il limite di 200 miglia per le acque territoriali.

Fu anche scelta una propria bandiera ed il Faroese divenne la lingua ufficiale per le leggi locali (Landssstýri) delle isole, sebbene a scuola continuasse ad essere insegnato il danese.

La Danimarca rimaneva presente comunque con un contributo annuo in corone.

Questa autonomia sembrava preludere ad una completa indipendenza, grazie anche al continuo aumento del tenore di vita nelle isole, soprattutto negli anni ’80. Ma la brusca riduzione del pescato nel Nord Atlantico (dal 1990 al 1994 il pescato passò da 150 milioni di tonnellate a 110 milioni, nonostante le migliori tecnologie usate dalla flotta di pescherecci) portò le isole ad un inaspettato stato di crisi, con riduzione del tenore di vita ed aumento della disoccupazione, che nel 1993 raggiunse il 20% a Torshavn ed ancora di più nelle altre isole.

La banca faroese fu quindi costretta a rivolgersi sempre di più all’aiuto danese, con risultato che le isole ritornarono, di fatto, ad un livello di colonia, seppure con un austero programma autonomo di controllo dell’economia.

Dopo il 1995 le cose paiono migliorare, ..... ma a questo punto .... siamo ai nostri giorni.

A questo punto la storia delle Isole Faroer diventa “marginale” e si sviluppa, nel bene e nel male, in conseguenza delle evoluzioni e/o involuzioni dei rapporti tra i regni scandinavi.

Dopo l’Unione di Kalmar vi fu un periodo di relativo benessere, con circa 200 anni di attivi scambi commerciali in cui le Faroer ebbero un discreto margine d’indipendenza, grazie anche al fatto che la Norvegia era indebolita dagli effetti delle “Peste Nera”.

Tutto bene, quindi, sino a che, nel 1535, Cristiano III di Danimarca affidò a Thomas Kopper, di Amburgo, la gestione del Monopolio del mercato per le Faroer, Monopolio che sarebbe rimasto in essere, con effetti pesantissimi sull’economia delle isole, per i prossimi 300 anni.

Assieme al Monopolio, per le Faroer vi fu anche l’introduzione delle Chiesa Luterana che, in 5 anni, sostituì la Chiesa Cattolica come religione delle isole, trasferendo le proprietà ecclesiastiche nelle mani dello stato e sostituendo il Latino con il Danese nelle cerimonie religiose.

La vendita dei prodotti (lana, carne, pelli di pecora, pesce, ...) delle isole al prezzo determinato dai monopolisti, ebbe effetti devastanti sull’economia locale, costretta a vendere a prezzi bassissimi.

Il culmine dello sfruttamento si ebbe nella seconda metà del XVII secolo, con Christoffer von Gabel e poi con suo figlio Frederick, interrotta, proprio per la gestione oppressiva, dal Governo Danese nel 1709; sino all’abolizione del Monopolio, avvenuta nel 1956.

Durante il periodo del Monopolio non solo l’indipendenza economica era stata perduta, ma anche il Parlamento Faroese, il Løgting, era divenuto sempre meno importante, solo rappresentativo, sino a che, nel 1816, fu addirittura abolito e sostituito completamente da un Corte Danese e nel 1849 le Faroer furono ufficialmente incorporate nel Regno di Danimarca, con due seggi di rappresentanza, in analogia agli altri distretti del Regno.

Ma la caparbietà del popolo faroese riuscì a ripristinare il Løgting nel 1852 e con la fine del secolo, cominciò a diffondersi l’idea dell’autonomia. In opposizione al Partito Unionista (Union Party), l’Home Rule Party propugnava l’autonomia delle isole dal Regno di Danimarca ed in ciò rilievo ebbe la figura di Jóannes Patursson.

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